
ASPETTANDO ROSSELLO
Giancarlo Dettori
Al Bar Testa sono le sette, forse le otto, di una delle tante mattine di Albisola. Le strade, sono già piene di vita, le prime mamme raggiungono i Bagni Nettuno. I bambini danno i primi segni della loro festa e vitalità correndo con palette, secchielli e costumi: è cominciata la giornata balneare di Albissola Marina. Ma, per Agenore Fabbri, nulla di tutto questo accadrà. È seduto al primo tavolino a sinistra verso I’Aurelia e fuma distrattamente, dopo aver bevuto il suo primo caffé. Un giornale maltrattato, sulla sedia di destra, ricorda che sono state già lette le notizie nazionali. Ma per noi, cosiddetti artisti, i problemi sono altri. E sono i segni di un mondo di idee, di progetti, di quadri indimenticabili, che si nascondono nel cammino delle nostre giornate e che sono lì per dare il segno della grandezza di tutti i personaggi colorati che davano vita a quella bella Albisola.
Sul fondo, davanti al giornalaio, passa Lam, lungo, allampanato e silenzioso, tenendo per mano un bimbo. Frettolosamente Piombino ci guarda, ma non saluta, va veloce verso chissà quale impegno. Luzzati, lo segue, con quel passo da burattino che è il passo dei personaggi dei suoi quadri. Saluta allegro e scompare all’interno del Bar Testa.
Agenore ed io, perché nel frattempo sono arrivato con la mia Vespa 200 PE rossa, seduti distrattamente osserviamo quel mondo di personaggi che sono i segni della nostra vita di allora. Passa anche Lucio Fontana, si ferma, saluta, e chiede: “E Mario non si è visto?” Io rispondo di no. E lui: “Strano, lui è sempre il primo ad arrivare”, e scappa. Anche Giannici arriva arruffato, forse si è appena alzato, si spaccia subito per uno dei grandi della pittura contemporanea, ma ancora non lo è. Gli piacerebbe esserlo. E finalmente sentiamo il ronzio del motorino che ci avvisa dell’arrivo di Mario Rossello. Tutti sappiamo che è lui che tiene insieme tutto questo mondo senza far nulla apparentemente per mantenerlo in vita, vivo e ricolmo di progetti e di idee. Ha già preso la focaccia, fatta rigorosamente al solito forno di Berruti, eletto dopo interminabili discussioni come il migliore. È il primo forno a sinistra all’interno. Mario, porta come sempre il suo sorriso, I’ultima barzelletta, il suo distacco e la sua presenza così vivace e costruttiva sempre.
Un po’ di cazzeggio per affilare le armi per una sana conversazione e finalmente il problema. Mario ci dice: “Dobbiamo tutti insieme far diventare Albisola ancora più grande nel mondo della pittura contemporanea. Oggi aspetto il gallerista Cardazzo, che dice che ha in mente un progetto con una mostra internazionale di tutti i pittori di Albisola. Avrei pensato che il luogo più giusto sia certamente Villa Faraggiana”. Nasce un elenco interminabile di nomi illustri: Sassu, Mazzotti, Fontana, Bianco, Manzoni. E per ogni nome una discussione. Ma questo, era il nostro mondo. Mario Rossello era un artista che amava Albisola e i suoi pittori e che voleva che il mondo dell’arte trovasse in questa piccola cittadina sul mare della Liguria la sua casa per sempre. Ma, improvvisamente, ci accorgiamo che è I’una, dobbiamo andare a pranzo. Tutti scappano verso il cibo con una scusa pronta, perché il pranzo si è raffreddato e la moglie borbotta.
Lavoreremo questa sera, forse, meglio stanotte. Per adesso abbiamo già lavorato abbastanza, troviamoci qui sul tardi, ne parleremo ancora. Ci vediamo da Mario a cena, chi c’è c’è, e chi non c’è pazienza... Ciao, ciao.