IL PITTORE MARIO ROSSELLO:
L’UOMO È SEMPRE UN PROTAGONISTA?
IO CREDO CHE LO SIA
Simona Poggi

Con la mostra Mario ROSSELLO dal totem all’albero, presso Sala Liguria Spazio Aperto nella prestigiosa sede di Palazzo Ducale, la città di Genova rende omaggio a un rilevante personaggio dell’arte del Novecento. L’artista ha avuto con la sua terra un rapporto speciale e prolifico; ad Albisola, che negli anni Sessanta viveva il suo massimo splendore ed era il centro propulsore della ceramica, si cimentò con la materia realizzando una consistente produzione; a Genova, alla quale era affettivamente legato, tenne alcune significative mostre. Un legame intenso, quello con la sua Regione, che influenzerà anche il suo linguaggio pittorico. Nelle tele ma anche nelle sculture in ceramica, la natura e l’albero diventano gli elementi riconducibili alle sue radici e a quei paesaggi liguri da lui tanto apprezzati. A tale proposito così si è espresso il critico Luciano Caprile:
“Anche sotto l’aspetto allegorico l’albero in generale e l’albero legato alla Liguria, sia esso ulivo contorto o il pino essenziale o il frondoso castagno, è un segno immediato e forte del nostro desiderio di dialogo con la terra. L’albero può essere cuore e gesto, emozione primitiva e invenzione geometrica da cadenzare sulla mappa che accoglie e conserva le misure sacre della vita”.

Dalla scomposizione dei piani di derivazione cubista nascono così negli anni Sessanta alcuni lavori come Episodio e Incontri. È il periodo in cui Rossello dedica la sua attenzione al rapporto uomo- macchina, una tematica che ha origini profonde se si pensa che già nell’antica Grecia, nel poema l’Iliade, compare per la prima volta la parola automa. Rossello, attraverso l’esecuzione di imponenti sculture, illustra gli sconvolgimenti causati dal progresso della tecnica e in particolare l’ossessiva presenza delle macchine nella esistenza quotidiana. A fronte di questo mutamento sociale la figura umana è spesso colta in situazioni di inquietante solitudine. Ne costituiscono un esempio illuminante la scultura in marmo bianco Alla finestra del 1969 in cui il soggetto sembra protrarsi in una rassegnata attesa; nella scultura Uomo, realizzata in bronzo cromato, il personaggio privo dei lineamenti del viso è caratterizzato da una sagoma sfaccettata.
 
Nelle grandi tele Albero blu, Albero rosso e Albero trasparente, esposte in questa mostra, il senso cosmico viene colto in maniera lirica: l’essenza arborea che occupa quasi interamente il quadro rappresenta la potenza, la bellezza e l’energia della natura. A tale proposito così ha detto il critico francese Pierre Restany:  
“L’albero, onnipresente, è molto più di un simbolo o di un marchio di fabbrica. È l’indicatore referenziale assoluto, la chiave di lettura, il discriminante algebrico che decodifica l’accesso alla natura non addomesticata né sofisticata; bensì essenziale, pura e libera, totalmente aperta all’alchimia rinnovatrice del sogno cosmico dell’artista” 1.
     
Questa personale mette anche in evidenza il notevole sodalizio che Rossello ebbe già a partire dagli anni Cinquanta, con la materia. A Albisola il maestro si confrontò con l’argilla, lavorando dapprima presso la fornace di Bartolomeo Tortarolo, a Pozzo Garitta, poi alla Ce.As, per approdare, infine, alle Ceramiche San Giorgio, dove realizzerà tra l’altro i grandi pannelli raffiguranti le Quattro stagioni per l’Ospedale San Paolo di Savona. L’approccio con la terracotta è per Rossello una sfida continua, che si rinnova con risultati straordinari. Mentre nella pittura l’artista interagisce esclusivamente con la tela, creando quindi un binomio esclusivo, il mondo della ceramica è più complesso e vario perché prevede numerose fasi di lavorazione. In tal senso è di fondamentale importanza il ruolo del maestro vasaio che ha il compito di foggiare al tornio il manufatto. Tra artigiano e artista nasce, quindi, una perfetta complicità: infatti le competenze tecniche del ceramista, il quotidiano contatto con la creta di cui conosce tutti i segreti, l’alchimia dei colori, e dei loro cambiamenti dopo la cottura, sono peculiarità essenziali per la realizzazione di quei lavori che l’artista, con la sua fantasia, trasforma in opere d’arte. A tale proposito il critico Carlo Bertelli si è così espresso:
“…ma è certo che per tutti i “Liguri” come Scanavino, Capogrossi, Crippa, e, in un certo senso, anche l’allora giovanissimo Rossello, la ceramica ha un’attrazione multipla. Si tratta di realizzare oggetti, e quindi di uscire dalla pittura pura, di stabilire un rapporto fra colore e volume tridimensionale, di elaborare un progetto secondo il quale il colore non è quello che vedrà quando l’oggetto uscirà dal forno. La ceramica è non-pittura in un senso non intellettualistico, in quanto un piatto non è né la natura morta di un piatto, né un dipinto riportato su una superficie circolare, ma un oggetto preciso inserito in una lunghissima catena di produzione materiale”2.

Dagli anni Settanta Mario Rossello ha iniziato a frequentare le Ceramiche San Giorgio dove ha incontrato alcuni amici protagonisti dell’arte contemporanea come Agenore Fabbri, Eliseo Salino e la scrittrice-pittrice Milena Milani, compagna del gallerista Carlo Cardazzo. Questi ultimi, Milena e Cardazzo, gli hanno dedicato numerose personali presso la Galleria del Naviglio, Milano; la Galleria del Cavallino, Venezia e la Galleria Hausammann, Cortina d’Ampezzo. Alla San Giorgio di Albisola il pittore ha trovato un ambiente stimolante e con Giovanni Poggi sono nati un sodalizio fecondo e un’amicizia sincera. Qui sono stati realizzati molti lavori, legati soprattutto all’iconografia dell’albero. Tale soggetto è diventato il tema e la cifra riconoscibile della figurazione di Rossello. Esso è rappresentato solitario a dominare incontrastato il decoro ceramico in Giallo come il sole, Essenza, inserito in un contesto naturalistico, Albero e canne, oppure come elemento scultoreo, Italia.

Una sezione di questa mostra è dedicata al design, aspetto sicuramente poco noto e meno conosciuto dell’artista savonese. Per l’occasione è stato creato un angolo dedicato alla casa con una tavola imbandita e apparecchiata. La tovaglia, i piatti, i bicchieri in vetro sono stati realizzati da Rossello con il suo marchio, l’albero è un segno identificativo. Questi lavori commissionatigli dall’Upim di Milano nel 1993, sono esposti per la prima volta al pubblico ligure e testimoniano la versatilità dell’artista che si è dedicato con impegno e rigore a numerose discipline come la pittura, la scultura, la ceramica e il design.
 
Per quanto mi riguarda ho un bel ricordo di Rossello. Ogni volta che mi incontrava mi faceva domande sui miei studi. Era sempre molto elegante, teneva all’estetica e con me si divertiva a chiedermi che cosa avrei fatto nel futuro. Io ero lusingata dal suo interesse nei miei confronti e gli dicevo che mi piaceva scrivere e che forse avrei parlato di lui, di quando lavorava da mio zio. Oggi sono felice di curare questa mostra e di occuparmi di un artista che mi dà tante soddisfazioni. Il suo mondo è vivo, colorato, la natura è predominante, il protagonista è l’uomo inserito nel paesaggio, che sta ritornando in primo piano e non dovrà essere soffocato da quella che viene chiamata civiltà.

Note:
1) Pierre Restany, Una meravigliosa lezione d’igiene mentale e di
alchimia visiva, catalogo della mostra Mario Rossello,
Edizioni Gelmini, Milano 2000.

2) Carlo Bertelli, Rossello, Edizioni del Naviglio, Milano 1988.

...“Rossello ha messo al mondo una quantità di creature di sua esclusiva invenzione le quali popolano i suoi quadri. Sono inquieti, allarmanti e allarmati senza però il crollo della totale disperazione. I personaggi di Rossello si sentono soli anche in mezzo alla folla, cercano di comunicare ma lastre di cristallo per lo più invisibili li separano gli uni dagli altri. Spazi psicologici, lui li chiama, zone di spazio-tempo.”

Nel mondo alienato di Mario Rossello,
da “Corriere d’informazione” del 23 giugno 1967,
Dino Buzzati

...“Nei quadri di Rossello sta come sospeso un dialogo che sottintende una vibrazione cifrata, come fu tra gli atomi dei filosofi greci. È un tentativo di fermare il tempo servendosi della sua componente osiamo dire algebrica, calcolo di meno e di più quantità che si cancellano e si creano... Così Mario Rossello sembra guardare dal di fuori... un luogo nel quale ci muoviamo senza accorgerci, che non è più il mondo presente ma uno spazio dove il simbolismo e l’informale sono diventati amori illeciti, peccati di estetismo e manierismo.”

Mario Rossello, catalogo della mostra,
Galleria Chironi 88, settembre 1967,
Salvatore Quasimodo

Hanno scritto sul lavoro di Mario Rossello

Luigi Albertini - Guido Ballo
Renato Barilli - Riccardo Barletta
Carmine Benincasa - Germano Beringheli
Carlo Bertelli - Liana Bortolon
Rossana Bossaglia - Gianfranco Bruno
Dino Buzzati - Maurizio Calvesi
Italo Calvino - Luciano Caprile
Luciano Caramel - Luigi Carluccio
Flavio Caroli - Giorgia Cassini
Carlo Castellaneta - Luigi Cavallo
Nino Cavassa - Osiris Chierico
Sergio Dangelo - Remi D Cnodder
Raffaele De Grada - Mario De Micheli
Giorgio Di Genova - Jean Dypréau
Enzo Fabiani - Carlo Franza
Melisa Garzonio - Gérard Gassiot Talabot
Armando Ginesi - Silvano Godani
Sebastiano Grasso - Flaminio Gualdoni
Giorgio Kaisserlian - Théodore Koenig
Gina Lagorio - Davide Lajolo
Alberto Martini - Giorgio Mascherpa
Jacques Meuris - Dario Micacchi
Milena Milani - Benedetto Mosca
Nicoletta Pallini - Franco Passoni
Mario Perazzi - Simona Poggi
Domenico Porzio - Ivo Prandin
Salvatore Quasimodo - Pierre Restany
Silvio Riolfo Marengo - Franco Russoli
Alberico Sala - Roberto Sanesi
Oscar Signorini - Pier Angelo Soldini
Franco Solmi - Erich Steingraber
Emilio Tadini - Franco Tiglio
Stelio Tomei - Tommaso Trini
Antonello Trombadori - Marco Valsecchi
Jean Pierre Van Thiegem - Miklos Varga
Giuseppe Venosta - Marisa Vescovo
Giancarlo Vigorelli - Lorenzo Vincenti